Seconda edizione di uno degli eventi che si appresta a diventare tra i più importanti del Piemonte: la “Prima dell’Alta Langa” nella regale sede del Castello di Grinzane Cavour, si… proprio quello del premio letterario!
L’evento, organizzato dall’attivissimo Consorzio Alta Langa, permette agli operatori del settore e giornalisti di degustare LO spumante brut del Piemonte e di incontrare i produttori che orgogliosamente fanno parte del movimento.
Consorzio che è riuscito a portare negli ultimi anni l’Alta Langa tra le bollicine italiane più apprezzate e considerate, richiesta in tutto il mondo, USA e nord Europa su tutti, con addirittura un calice dedicato disegnato by Giugiaro!
Oltre 40 le etichette da degustare, cioè tutte le cuvée dei 25 produttori facenti parte del Consorzio, dai fondatori Banfi, Fontanafredda e Gancia, agli ultimi arrivati, novità di quest’anno, tra cui Ca’ du Sindic, Coppo, Pecchenino e Rizzi.

Alta Langa, eccellenza piemontese alla pari del Nebbiolo, ha un disciplinare molto severo: spumante metodo classico, ottenuto da uve Chardonnay e Pinot nero (minimo 90%), vinificate insieme o in purezza. Sosta indiscussamente minimo 30 mesi sui lieviti ed è esclusivamente millesimato, è composto, cioè, solo da uve vinificate nello stesso anno, con obbligo di riportarlo in etichetta.
I vigneti devono essere locati a un’altezza minima di 250 s.l.m. (ma in pratica i primi vigneti si vedono intorno ai 400 m s.l.m., da qui il nome “Alta” Langa), no a terreni di fondovalle ma solo collinari e con una densità di almeno 4000 ceppi ad ettaro.
Anche se in auge solo da alcuni anni, l’Alta Langa ha origini centenarie. Fu il conte di Sambuy, stanco di bere ottimo Champagne e di vedere i suoi colleghi conti francesi vantarsi delle loro bollicine (pure con una certa spocchia tipica degli amici transalpini), a voler produrre il suo spumante, impiantando in Piemonte i vitigni simbolo della Francia: Pinot nero e Chardonnay. Era l’inizio del 1800!
Fu, poi, Carlo Gancia con grande ricerca e dedizione a circoscrivere la zona di Canelli, come vocata a produrre uve di qualità per la spumantizzazione…. ma per raccontare la storia dell’Alta Langa e la passione dei produttori che fin da quegli anni hanno creduto in questo spumante, voglio dedicare un articolo dedicato in seguito.
Arrivando ai giorni nostri, il 15 giugno 2001 nasce il Consorzio Alta Langa formato dalle prime 7 case spumantiere, Serafino, Bersano, Cocchi, Fontanafredda, Gancia, Martini & Rossi e Vigne Reali e 48 soci vinicoltori.
Da allora, altri 20 i produttori si sono aggregati al consorzio, ben 105 i nuovi soci e un numero di appassionati che aumenta di giorno in giorno… me compreso!
Entrando nella sala dei congressi del Castello di Grinzane Cavour, si percepisce l’importanza data alla “Prima”, sono, infatti, presenti quasi tutti i produttori di Alta Langa e con loro il meglio delle etichette.Tanti gli assaggi e i riassaggi per cogliere al meglio le differenti sfumature, a prova della diversità che l’Alta Langa può regalare. Le bottiglie sono di qualità eccellente, con tante sfaccettature che possono incontrare o meno il nostro gusto, ma oggettivamente tutti gli spumanti sono tecnicamente all’altezza della situazione.
Ma è giusto dare un parere personale, una preferenza e tra tutte le bottiglie degustate, due mi hanno piacevolmente stuzzicato, non volendo proprio un bianco e un rosé.
Partendo dal Rosé la mia menzione va all’Alta Langa Brut Rosé di Agricola Brandini. L’azienda, sita a La Morra, è gestita da ragazzi giovani ma con le idee chiare su come produrre uve di qualità, con un grande sforzo e attenzione a partire dalle vigne (biologiche).

Cuvée formata da 85% di Pinot nero e il resto Chardonnay da vitigni posti a 600 metri s.l.m. per una maturazione sui lieviti di 48 mesi. Pulito, equilibrato ed elegante con una persistenza chilometrica e un’acidità spiccata (i 600 metri si sentono tutti) ma in armonia con tutto il palato.
E’ bello vedere giovani che sanno lavorare così bene la propria terra, bravi, continuate così!
Passiamo al bianco. Per mia esperienza, la caratteristica che deve avere un’ottima bottiglia di vino (senza discutere sulla qualità) è la bevibilità. Sono le bottiglie che definisco “col buco”, cioè quelle bottiglie che in qualunque situazione (a cena con amici, durante un aperitivo o da soli a casa) bevuto il primo bicchiere richiamano un secondo calice, poi un terzo e così via… scoprendo solo quando la bottiglia è a testa in giù che è già finita.
Ecco perché ho scelto l’Alta Langa Bianco Extra Brut di Roberto Garbarino come la bottiglia “col buco” di questa edizione. Ottenuto da pigiatura soffice e solo da mosto fiore di uve Chardonnay (60%) e Pinot nero (40%) delle vigne ventennali site a 500 m s.l.m. a Neviglie, si apre con note spezziate di un fresco zafferano, mela morbida e citrico, soprattutto mandarino. A tutto questo si aggiungono la freschezza, la sapidità e l’acidità che solo i migliori Alta Langa possono offrire.

Uscendo dal Castello, sono inevitabili alcune considerazioni. Sarà la cornice regale, saranno le vigne gemmate che circondano il castello, l’aria di primavera o l’ottimo livello degli spumanti degustati, ma in queste occasioni mi reputo fortunato di vivere in questa terra, il Piemonte, così poliedrica e in un paese, come l’Italia, carovana di prodotti unici, invidiati e imitati, cardine di storia e di bellezza, ahimè spesso maltrattata.
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