Per chi non lo conoscesse, RAW Wine è uno degli appuntamenti internazionali più importanti per il vino “Green”. Organizzato dalla Master of Wine Isabella Lageron, RAW è un circo itinerante che porta produttori artigianali in giro per tutto il mondo. A Marzo, come ogni anno, la location è quella londinese.

“RAW Wine è uno degli appuntamenti internazionali più importanti per quanto riguarda i vini naturali”

Le diverse locandine di Raw Wine, manifestazione arrivata ormai in moltissimi paesi

Il mercato del vino Naturale qui a Londra, soprattutto negli ultimi cinque anni è letteralmente esploso. Ci sono più di 20 wine merchant che si occupano esclusivamente di questo settore, mentre i Natural Wine Bars sono nati come funghi. In questi 3 anni il mercato del vino sostenibile è cresciuto di più del 15-20% ogni anno e (salvo ripercussioni tipo “i possibili scenari post-Brexit”) non sembra volersi fermare.

Tutto ciò è spinto fortemente dalle nuove generazioni che guardano ad un’alimentazione più sana e rispettosa dell’ambiente.

E come si assestano i vini italiani in una vetrina così internazionale? Bene… Molto bene… Benissimo anzi. A detta un po’ di tutti, tra professionisti e non, il salone dedicato alle specialità nostrane è stato il più grande e il più interessante. Tanti i nuovi produttori giovani che, in cerca di un’aria più internazionale, hanno stappato le loro bottiglie nella capitale londinese. L’impressione è che cominci ad essere sempre più gradita ed apprezzata la varietà dei vitigni che l’Italia ha da offrire.

“Molto apprezzata la grande varietà di vitigni che l’Italia ha da offrire”

Il mercato inglese è sempre stato molto aperto, ma al contempo estremamente legato alle appellazioni più classiche, o comunque a tutti quei vini che in qualche modo le ricordano. E non solo tra gli italiani. Qui i borgognoni e i bordolesi hanno messo radici solide nell’arco di secoli e ciò si nota nelle liste dei ristoranti e nelle enoteche dove la loro presenza determina il 60-70% delle vendite.

La rivoluzione sta avvenendo soprattutto tra le nuove generazioni, guidate da una forte voglia di scoperta e meno legata all’eredità delle denominazioni di sempre. Ed è qui che si posiziona il vino italiano. Un vino nuovo, da scoprire, mai uguale. Dall’essere un vespaio di sottozone e varietà sconosciute, è diventato una risorsa, un “point of difference” per chi è assetato di avventura.

Mi ha fatto molto piacere vedere vitigni quasi scomparsi nella mia regione avere successo qui a Londra: Maturano bianco, Campolongo e Pampanaro, questo il blend portato da Marco Marrocco dell’Az. Ag. Palazzo Tronconi. Il “Fregellae”, da agricoltura biodinamica, dopo 9 mesi di acciaio segue un affinamento leggero in botti d’acacia. Un colore dorato brillante con profumi che vanno dagli agrumi alle spezie. All’assaggio secco ma decisamente di corpo.

Palazzo Tronconi, azienda Laziale fortemente legata ai vitigni tradizionali della regione, i quali sembravano destinati a scomparire

Ottimi anche i vini da vitigni PIWI dell’azienda Hof Gandberg, guidati dal vigneron altoatesino Thomas Niedermayr.

Per chi non lo sapesse i PIWI (dal tedesco “pilzwiderstandfähig”) sono vitigni provenienti da incroci tra viti euroasiatiche (Vitis Vinifera, ovvero tutte le viti da vino che conosciamo) e varietà di vite americana resistenti alle malattie fungine. Incroci, come nel caso del Bronner o del Solaris, tra centinaia di tipologie di vitigni diversi. Queste combinazioni, iniziate nel XIX secolo, hanno prodotto nuovi vitigni che non hanno caratteristiche diverse da quelli euroasiatici, ma che risultano essere resistenti alle principali malattie della vite, come per esempio i funghi. Questo si traduce in un’agricoltura più sana, priva di chimica di sintesi e rispettosa della biodiversità.

“I PIWI (dal tedesco “pilzwiderstandfähig”) sono vitigni provenienti da incroci tra viti euroasiatiche (Vitis Vinifera, ovvero tutte le viti da vino che conosciamo) e varietà di vite americana resistenti alle malattie fungine”

Se siete curiosi potete dare un’occhiata al sito dell’associazione PIWI Trentino che spiega molto bene questa nuova tipologia di vitigni. www.piwitrentino.it

Italiani a parte ci sono altre zone, altri paesi che stanno scalando in verticale: primi tra tutti i Georgiani. Si sa, da quando gli orange wine sono diventati così di moda la Georgia si sta facendo notare, con la sua millenaria storia di produzioni vitivinicole e le gigantesche anfore che ne sono diventate il simbolo.

I vini austriaci mi entusiasmano sempre di più: eccellenti i vini di Matthias Hager. Da estimatore di Riesling, il PUR 2015 è stato il mio preferito.

Interessante anche l’evoluzione che sta avvenendo nel Regno Unito. Sempre più presente nel mercato internazionale, gli Sparkling britannici hanno quell’aria di nuovo mondo a pochi chilometri dal vecchio. Tillingham guidata da Ben Walgate è una dei promotori del famoso Pet’Nat inglese, ancora un po’ “Funky”, ma con una coda di estimatori delle sue bollicine macerate in anfora.

Chi ha avuto meno spazio e successo del previsto quest’anno sono forse i francesi. Per carità, loro cadono sempre in piedi, ma almeno qui a RAW si iniziano a sentire persone stanche di bere Sauvignon e Chardonnay. Ma si…che diavolo. Meglio un bel Grechetto!

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